Percorso 744 – 701 – TPC – 714

Descrizione
Lunghezza: 10 km
Dislivello: 739 mt
Tempo di percorrenza: 5 ore
Difficoltà: E – Escursionistico

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Il sentiero 701 è il percorso escursionistico più importante del Basso Sebino. Percorrendo i suoi 58 km di sviluppo complessivo, si attraversano tutti i paesaggi caratteristici di questo territorio: i versanti coltivati a vite delle conche di Gandosso e Foresto, quelli terrazzati, che spesso si affacciano direttamente sul Lago, i castagneti da frutto e altri ancora.
Gran parte di questo percorso si sviluppa in quota, tra i Colli di San Fermo, il Monte Bronzone e il Creò: da qui si possono godere ampie visuali sia verso la catena alpina che verso quella appenninica.
Il TPC attraversa da SUD a NORD il territorio della Comunità Montana, percorrendo per gran parte del suo sviluppo lo spartiacque tra le valli di Viadanica-Adrara e quelle di Predore-Vigolo. Gli scorci panoramici offerti dal percorso sono di particolare pregio e si segnalano quelli da Colle Cambline – Corno Buco, dalla Rolla e dal tratto teminale, coincidente con il sentiero 701 (Strada Verde dei laghi). Il tratto del TPC sul territorio di Adrara termina al Colle di Caf, oltre il quale prosegue nel territorio dell’Alto Sebino.

Adrara S. Rocco è suddiviso in varie contrade, alcune fortunatamente ancora ben conservate, altre purtroppo abbandonate da tempo. L’itinerario che proponiamo attraversa due di queste, Piei e Bariletti, alcune delle testimonianze più significative del passato della zona.
Giunti al parcheggio di Piazza Papa Giovanni XXIII (Lat. 45.714174°, Lon. 9.958495°), si attraversa la piazza e ci si incammina lungo la via che porta alle contrade Dumengoni e Martinelli, seguendo la prima parte descritta al percorso 744: lo stretto vicolo porta in breve al torrente, dove l’acqua limpida lascia intravedere trote guizzanti; superata la Chiesetta dedicata ai Morti in Valle, ricordo della peste di manzoniana memoria, si imbocca un caratteristico ponticello e si abbandona la riva del torrente per seguire una ripida mulattiera, che si inerpica verso i prati terrazzati e le cascine sovrastanti.
Dopo avere superato alcuni tratti ripidi e tortuosi, appena sopra il ripido pendio che lascia intravedere la profonda forra sottostante, scavata dal torrente Guerna, la mulattiera entra nel bosco, costituito in gran parte ancora da Castagni, Faggi e Carpini. Il sentiero attraversa alcune vallecole laterali, con un apporto idrico assai variabile a seconda della stagione e assai suggestive, soprattutto per la disposizione sub-orizzontale degli strati del “Calcare Moltrasio” che crea un effetto a gradinata davvero singolare. Mentre la vegetazione si fa sempre più fitta e la mulattiera viene sempre più invasa da sterpi e arbusti, si giunge alla prima contrada abbandonata, quella di Bariletti (690 m. e 1 ora dalla partenza).
Le meste rovine, segno dimenticato di fatiche non troppo lontane nel tempo, meritano sicuramente una sosta e una riflessione, mentre l’ambiente, anche se reca i segni dell’abbandono, mantiene intatte le sue prerogative più interessanti. Poco oltre infatti, prima dell’altro abitato “Piei”, ormai fantasma, un’altra valletta propone una serie di piccoli salti d’acqua veramente incantevoli, circondati da una lussureggiante vegetazione, tipica delle zone umide ed ombrose. Il sentiero si fa più stretto e meno battuto, mentre il ripido, in particolare la Val Cantiere, è sempre più caratterizzato da conifere opera di rimboschimento. Man mano che si sale in quota, il sentiero lambisce sempre più da vicino la riva del torrente, profondamente inforrato, ora quasi a livello del percorso; la vegetazione spicca con splendidi esemplari di Ontani e Faggi, mentre il percorso si va via via trasformando in un’esile traccia.
La fatica del proseguire è compensata dalla possibilità di attraversare un ambiente da decenni lasciato a se stesso e tornato quasi allo stato selvaggio con frequenti passaggi a ridosso dell’acqua e anzi, in alcuni tratti, è possibile (e addirittura più agevole) percorrere lo stesso alveo roccioso, livello dell’acqua permettendo.
Dopo circa mezz’ora di cammino, la traccia si ferma e si deve guadare il torrente per ritrovarla sull’altro versante e giungere, dopo altri 15 min. nei pressi di una radura, dove la valle si allarga, il sentiero si fa più evidente e continua a costeggiare il torrente, che in questo tratto, molto largo e pianeggiante, scorre sugli strati orizzontali di roccia. Dopo poche centinaia di metri il sentiero devia bruscamente a sinistra, abbandona il fondovalle e sale verso un cascinale (in questa zona trovano origine le fonti del torrente, denominate “Fonti di Zandét”), percorrendo un sentiero con vetusti ciliegi che prosegue verso destra, confluendo poi in un’ampia sterrata. Al primo tornante si lascia la strada per imboccare l’evidente sentiero che attraversa una vallecola sulla destra, e ci si inoltra nella fitta boscaglia che ricopre la valle.
Il sentiero si fa via via più impervio, mentre la vegetazione rende più fastidioso il cammino; si prosegue seguendo la traccia fino a raggiungere e superare una valletta. Poi si sale fino all’incrocio con due sentieri, si imbocca quello che sale a sinistra fino a sbucare nel prato sottostante ad una cascina (1081 m, 3 ore dalla partenza); si raggiunge il sentiero che da questa attraversa il pascolo, dove svetta maestoso Cerro, specie di quercia poco comune da queste parti, e ci si inoltra nel bosco. Ancora un tratto impervio reso poco agevole dalla fitta vegetazione, sbuca in una ripida radura nei pressi di una cascina recintata; si attraversa il pendio erboso e si sbuca nella sterrata del TPC/701, asse portante dei percorsi escursionistici della zona, nei pressi della località Galena (1160 m.).
Da qui l’itinerario si fa molto più semplice, ripercorrendo in pratica il TPC/701 su strada sterrata e asfaltata fino al Colle Dedine (995 m., 4h dalla partenza) magnifico punto panoramico sulle due valli che divide: da un lato la conca di Vigolo, il lago d’Iseo e in lontananza il Guglielmo e Montisola, dall’altra i Colli di S. Fermo, Adrara e Foresto Sparso.
Dopo avere apprezzato il panorama, scende per prati a destra del colle, fino a ritrovare la mulattiera che ci riporterà, con il suo percorso ripido e tortuoso, verso Adrara. Dopo aver attraversato le ultime pendici boscose e facendo attenzione al fondo pietroso del viottolo, ci si immette nuovamente nella mulattiera che porta al ponte sul torrente Guerna, e quindi, dopo circa 5 ore, al punto di partenza.