Sentiero ASR 02 – Il bosco e la fauna

Descrizione
Lunghezza: 3 km
Dislivello: ? mt
Tempo di percorrenza: 1 ora
Difficoltà: T – Turistico

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Percorso ad anello di 3 km, attrezzato con aree tematiche di cultura ambientale, localizzato sul versante boscato posto alla destra idrografica della Valle di Bondo, attorno a quota 800 m, con esposizione in prevalenza orientale, in vicinanza della particella forestale comunale n. 8 di Adrara San Rocco denominata “Bosco Droi o Trosso piccolo”, di 11 ettari.

L’accesso più comodo è localizzato ai piedi della chiesetta romanica “Ai morti di Bondo”, dove è possibile lasciare autoveicoli in un ampia area parcheggio (Lat. 45.733701°, Lon. 9.964035°). L’anello è raggiungibile facilmente seguendo per 100 mt la strada acciottolata in direzione della chiesetta.

Dedicata ai Ss. Faustino (e Giovita) l’esistenza della chiesetta è documentata a partire dal XIV secolo, ma le sue origini sono concordemente ritenute molto più antiche: alcune testimonianze rinvenute in occasione dei lavori di restauro del 1911 e confermate dai più recenti restauri del 2003-2005 ne attesterebbero la presenza già nel secolo XI, in pieno periodo romanico. All’interno sono presenti tracce di affreschi raffiguranti l’Addolorata, San Cristoforo, San Martino, mentre all’altare si ammirano tele dei Ss. Faustino e Giovita, l’Ecce homo e la B. Vergine Maria del Buon Consiglio. Le tele sono del Cambianica allievo del Loverini. Le volte sono affrescate da Giacomo Belotti: gloria dei Ss. Faustino e Giovita, motivi allegorici e i Padri della Chiesa occidentale e orientale. Alle colonne i Ss. Pietro e Paolo. Lì, per sua volontà, si trova sepolto Mons. Angelo Martinelli nativo di Adrara San Rocco, collaboratore di Papa Giovanni quale Segretario nazionale di Propaganda Fidae.

La chiesa è divenuta negli anni meta frequente di pellegrini, portati lassù dalla fede e dalla tradizione che racconta di eventi miracolosi operati dagli antichi sepolti in quel luogo.

Dietro il paliotto dell’altare, si trova il sacello dei Morti di Bondo.

I boschi del percorso, detti “misti” perché composti di latifoglie e conifere, sono degli “orno-ostrieti” in quanto sono due le specie prevalenti: l’Orniello (Fraxinus ornus L.) e il Carpino nero (Ostrya carpinifolia Scop.) che si sviluppano su suoli piuttosto superficiali, ciottolosi e con roccia affiorante, il Calcare di Moltrasio. Questa roccia ben stratificata e con diffusa presenza di selce scura, si è formata in ambiente marino nel Lias, agli inizi del Giurassico, 200 milioni di anni fa. L’orno-ostrieto di questa località si trova al limite superiore della sua diffusione spontanea, che è a quota bassa e su versanti più assolati: per questi motivi il Faggio, il Frassino maggiore, l’Acero di monte, la Rovere ed il Castagno sono diffusamente presenti nella comunità forestale. La presenza di numerosi ciliegi di grandi dimensioni offre, soprattutto per le fioriture primaverili, occasione di meraviglia e per l’avifauna una generosa promessa di nutrimento. La pianificazione forestale ha previsto per questi boschi, un tempo periodicamente tagliati (caratteristica dei “cedui”), la conversione a boschi d’alto fusto (“fustaie”) attraverso lo sviluppo di piante cresciute da seme.